Sono passati vent’anni dalla scomparsa di Elena Vergari: ora una lettera anonima e il ritrovamento di alcune ossa riaccendono il caso.
Sono passati quasi vent’anni da quando di Elena Vergari si sono perse le tracce. Era il 2005 e la donna, 47 anni, madre di un figlio, svanì da Ladispoli senza lasciare dietro di sé una spiegazione.
Un mistero che con il tempo era stato archiviato, come se la verità fosse destinata a rimanere sepolta. E invece, a distanza di due decenni, una lettera anonima ha riaperto tutto.
Quel foglio, comparso dopo l’accesso agli atti chiesto dal fratello di Elena, indicava un punto preciso: un campo a poche centinaia di metri dalla casa in cui viveva. E proprio lì, sabato 13 settembre, sotto a rifiuti e terra smossa di recente, sono state trovate delle ossa.
A raccontarlo per primo è stato un inviato della trasmissione Chi l’ha visto?, che da anni segue questa storia. Sul posto sono arrivati gli agenti di polizia e i resti sono stati affidati a un medico legale. Saranno gli esami a stabilire se si tratta di ossa umane e se possano avere un legame con la scomparsa della donna.
Per capire l’importanza di questa scoperta bisogna tornare indietro. Era il 5 giugno del 2005 quando Elena si allontanò dopo un litigio con il marito.
Il giorno prima erano stati insieme a Bracciano e poi a Valtopina, in Umbria, dove si trovano le tombe dei suoi genitori. Avevano dormito in macchina e al rientro, a Ladispoli, la tensione era esplosa di nuovo. Per non coinvolgere il figlio, i due avevano proseguito la discussione fuori casa. Da quel momento le versioni cambiano: secondo il marito, Elena sarebbe salita su una Mercedes nera con targa straniera, ripartita subito dopo nonostante lui avesse tentato di fermarla.
Cinque giorni più tardi sul telefono del figlio arrivò un messaggio: “Sto bene, non mi cercate”. Il testo lasciava intendere che la donna volesse lasciare l’Italia. Ma a insospettire gli investigatori fu il dettaglio che l’sms era partito da una cabina telefonica vicina alla casa. E a rafforzare i dubbi furono anche le parole di un’amica, convinta che Elena non si sarebbe mai allontanata con un estraneo e, soprattutto, non avrebbe mai lasciato il figlio e il cane.
Le indagini negli anni hanno preso più direzioni. Anche il marito era finito sotto la lente degli investigatori, ma senza prove concrete il fascicolo venne chiuso nel 2017. Sembrava la fine di tutto, finché quella lettera anonima non ha riportato l’attenzione proprio lì, a due passi da casa.
Adesso resta l’attesa per i risultati degli accertamenti. Se quelle ossa appartenessero davvero a Elena, la sua famiglia potrebbe finalmente avere una risposta dopo vent’anni di silenzi e domande.
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