Un racconto che fa venire i brividi quello del diciasettenne rapito e fortunatamente riportato sano e salvo a casa.
Un giovedì sera a Vittoria, qualcosa ha rotto la quiete. Un ragazzo di diciassette anni, circondato da amici, è stato prelevato da quattro uomini. Lo hanno incappucciato, portato via nel silenzio, costretto a percorrere chilometri senza vedere.
Il padre, con voce rotta e ricca di dolore, descrive momenti che sembrano estratti da un film. “Lo hanno trattato bene, non lo hanno minacciato… ma la paura era tanta”, ha detto. Il ragazzo ha mangiato poco, ha bevuto tanto. E nonostante le attenzioni ricevute, ogni gesto o parola lasciava spazio al terrore incontrollabile. È stato un incubo, per lui e per la sua famiglia, finché la vicenda non ha preso un’altra piega.
Era con amici nella piazzetta del quartiere Marangio quando il blitz è scattato. Gli aggressori erano mascherati, parlavano poco. Lo hanno chiamato per cognome, probabilmente per riconoscere il bersaglio, e lo hanno caricato su un’auto. Nessun rumore, nessuna traccia utile per orientarsi nel buio. Lui non ha visto dove lo portassero: “Hanno viaggiato per un bel po’”, ha detto suo padre, ma non più di mezz’ora. Alla fine è stato lasciato in strada, qualche chilometro fuori città, e ha camminato finché non ha incrociato qualcuno che lo ha riportato in commissariato.
Chi erano i rapitori? Secondo il racconto del papà, erano tre o quattro uomini adulti, probabilmente con accenti locali, italiani, uomini di quarant’anni forse. Non hanno chiamato, non hanno fatto richieste. Nessun contatto con la famiglia: solo silenzio e attesa. Le forze dell’ordine sono intervenute subito, con ricerche che hanno coinvolto elicotteri e pattuglie. Elicotteri che il ragazzo ha detto di aver sentito, capendo così che lo stessero cercando. Le immagini delle telecamere nel rione Forcone sono già al vaglio degli investigatori per ricostruire ogni movimento.
Al termine di ore drammatiche, il ragazzo è tornato a casa. Sta bene, confermano fonti investigative e media locali. È stato ascoltato in commissariato. Eppure non tutto è chiaro. Il procuratore della Repubblica ha confermato che non è emersa alcuna richiesta di riscatto, escludendo immediatamente questa pista come movente primario. Ma il dubbio resta: perché rapire un ragazzo se non per motivi economici?
La comunità di Vittoria è ancora scossa. Il sindaco ha convocato misure straordinarie per far fronte a un episodio che ha colpito l’immaginario collettivo. Il vescovo di Ragusa invece, aveva lanciato un appello ai rapitori, chiedendo il rilascio immediato del giovane e assicurando preghiere e sostegno alla famiglia.
Nei giorni successivi, gli investigatori hanno confermato che la pianificazione era studiata: due auto coinvolte, un modus operandi mirato, la scelta di lasciare a terra il cellulare per evitare il tracciamento. Ogni dettaglio smaschera la freddezza di chi ha agito, e rende indubbiamente il gesto più inquietante.
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