Se sei senza lavoro o non guadagni abbastanza, ci sono dei bonus che sono apposta per te: ecco come richiederli.
In un Paese dove tutto sembra spesso fermo, qualcosa si muove e modifica profondamente l’esistenza di chi si trova in bilico. Chi ha perso il lavoro, chi si ritrova all’improvviso senza certezze, può oggi contare su misure che, pur tra mille vincoli, rappresentano un’ancora. Ma non è tutto così semplice, e non sempre si ha accesso a ciò che dovrebbe essere un diritto.
C’è chi parla di rivoluzione silenziosa, ma per molti è ancora una giungla di requisiti, soglie e condizioni. La precarietà , la disoccupazione e l’esclusione sociale non sono soltanto numeri nei rapporti ufficiali: sono esperienze concrete che modificano il modo di guardare al futuro. Dentro questa realtà , lo Stato ha iniziato a tracciare percorsi alternativi, più attenti ai bisogni e più selettivi nei criteri.
L’Assegno di Inclusione, attivo da gennaio 2024, rappresenta il pilastro principale. Una misura che ha preso il posto del precedente Reddito di Cittadinanza e che mira a sostenere le famiglie in difficoltà reale, ma senza rinunciare a un’idea di attivazione e partecipazione. Non si tratta solo di ricevere denaro: chi è considerato “occupabile” viene accompagnato in percorsi di reinserimento sociale e lavorativo, firmando un Patto di attivazione digitale con i Centri per l’impiego.
La soglia per accedere è chiara ma non facile da soddisfare: ISEE sotto i 10.140 euro e un reddito familiare annuo inferiore a 6.500 euro. Valori che si alzano leggermente in presenza di disabilità o anziani, ma che restano comunque limitati. A pesare, anche la situazione patrimoniale, con limiti su proprietà immobiliari e beni come veicoli di grossa cilindrata. E c’è un altro elemento fondamentale: la residenza in Italia da almeno cinque anni, di cui gli ultimi due continuativi.
Non tutti però rientrano nei requisiti dell’Assegno. Per chi ha perso il lavoro in modo involontario, esistono ancora strumenti come la NASpI e la DIS-COLL, erogate dall’INPS. La prima riguarda chi aveva un contratto da dipendente, la seconda chi lavorava con forme più flessibili o atipiche, come collaboratori o assegnisti di ricerca. In entrambi i casi, l’accesso richiede contributi versati regolarmente e la perdita del lavoro non deve essere volontaria.
Oltre agli aiuti nazionali, molti Comuni offrono supporti locali, spesso poco conosciuti. Esistono agevolazioni per l’affitto, sgravi sui trasporti, esenzioni dalle tasse scolastiche, contributi per le utenze. In alcuni territori, soprattutto quelli più popolosi, questi interventi rappresentano una boccata d’ossigeno. Ma tutto dipende dalla capacità amministrativa locale e dal budget disponibile.
Ci sono molte forme di supporto a chi è senza lavoro o lo ha perso da poco, informarsi e capire a quale sussidio si può accedere è una mano non indifferente soprattutto per affrontare le spese quotidiane.
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