Controlli fiscali a tappeto: ora presi di mira gli studi professionali e i loro clienti

Arrivano i controlli fiscali, in particolar modo negli studi professionali. A deciderlo è stata la corte di Cassazione: ecco cosa cambierà

I controlli fiscali solitamente sono degli accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate per riuscire a capire se i cittadini rispettino le regole fiscali. Solitamente riguardano il reddito, quindi dichiarazioni fiscali riguardo i guadagni, l’IVA da versare allo Stato, fatturazioni e così via.

controlli fiscali
Cosa può fare il Fisco nei confronti degli studi dei professionisti?-brescianews.it

Questi controlli non sempre avvengono fisicamente, quindi ispezioni improvvise. Possono essere fatte anche a distanza, soprattutto se si è già conoscenza di una determinata situazione amministrativa. Ovviamente lo scopo finale è far sì che non ci sia evasione fiscale, in modo che ci sia equità. Ultimamente si stanno facendo controlli a tappeto soprattutto negli studi professionali: scopriamo cosa sta succedendo.

Controlli fiscali negli studi: cosa ha deciso la Cassazione

Che succede quando il Fisco bussa alla porta di uno studio professionale? È giusto che abbia accesso a ogni documento, oppure ci sono limiti che non può permettersi di superare A chiarire la questione è arrivata la Corte di Cassazione, che con una sentenza recente ha voluto mettere un punto importante a tutela del segreto professionale di avvocati, commercialisti e consulenti.

esami fiscali
Può essere tutelato il segreto professionale durante i controlli fiscali?brescianews.it

Tutto nasce dal caso di un avvocato romano. Durante un controllo della Guardia di Finanza, i militari hanno trovato un taccuino con annotati i nomi dei clienti e i compensi ricevuti. Per l’avvocato, quel bloc-notes rappresentava un confine chiaro: «Sono dati riservati, coperti dal segreto professionale», è come violare la propria privacy. Ma la Guardia di Finanza ha tirato fuori un’autorizzazione già ottenuta in precedenza dal Procuratore della Repubblica, che permetteva il sequestro di documenti anche sensibili.

Sembrava tutto chiuso lì, tanto che sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione ai militari. E invece la storia ha preso una piega diversa davanti alla Cassazione. I giudici supremi hanno ribaltato la decisione, annullando l’accertamento e definendo illegittimo il sequestro del bloc-notes. Il motivo? Secondo la Cassazione, non basta un’autorizzazione generica firmata prima del controllo. Quando un professionista invoca il segreto professionale, serve un nuovo provvedimento, specifico e successivo, che stabilisca chiaramente quali documenti possono essere acquisiti. Solo così si garantisce un giusto equilibrio tra le esigenze del Fisco e la protezione della privacy dei clienti.

Un principio che trova conferma nello Statuto del contribuente, dove si legge che le prove raccolte in violazione della legge non possono essere utilizzate. Quindi, se il documento è coperto da segreto e viene preso senza il giusto via libera, quell’accertamento non ha valore. La sentenza, quindi, non riguarda solo il singolo avvocato, ma tocca tutti i professionisti che custodiscono informazioni delicate. Un messaggio chiaro: la tutela della riservatezza non può essere messa da parte per semplificare i controlli fiscali.

Gestione cookie